Dovrei parlare di te. Non ci riesco.
C’e qualche cosa che ancora lo impedisce,
forse magari l’attrito del distacco
o un senso cupo d’inespiata colpa
Amo le frasi ambigue, in cui i percorsi
seguono attenti le geometrie del cuore
come quel sangue che scorre nelle arterie
ma quando torna è carico di scorie.
Dovrei parlare perciò delle memorie,
e riannodare la trama degli eventi
narrando al mondo, ma perché so che ascolti,
fatti e pensieri, senza che siano chiari.
Ed aspettare la verità e il messaggio
che arriva al cuore portando i suoi veleni.
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Questa poesia richiama la struttura del sonetto (con le due quartine seguite dai due gruppi di tre versi) ma non rispetta alcuno schema nelle rime, e anzi è scritta usando un metro anomalo, il dodecasillabo, che ho scelto per dare più aria e meno uniformità alla scansione ritmica.
venerdì 28 novembre 2008
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